Spigolature d’Archivio – 1631, 1905: dal barbiere alla prima colazione

Spigolature d’Archivio – 1631, 1905: dal barbiere alla prima colazione

Aggiornamenti ottobrini dei servizi del Collegio

È l’8 ottobre 1905 quando Rodolfo Maiocchi, a pochi giorni dal suo insediamento quale nuovo Rettore, comunica al Patrono alcune sue impressioni iniziali relative a vari argomenti che andranno sotto la sua gestione: dallo stato generale della struttura (compresi gli affreschi del Salone) e dei possedimenti agricoli, ai primi rapporti col personale, al Regolamento da aggiornare e altre questioni pratiche, come la «riforma decente», concordata con l’ingegnere del Collegio, «dei luoghi comuni per gli studenti, che erano in uno stato assolutamente intollerabile […] misura imposta dall’igiene e dalla decenza».
Un tema che emerge in particolare nel post scriptum, proprio a partire dall’attenta lettura del Regolamento allora vigente, è l’aver trovato «consacrato il principio della colazione privata, ciò che è una cosa ch’io vorrei sopprimere», puntualizza il Rettore, per due motivi:

m5-cI) proibire che gli alunni abbiano libero e frequente accesso alla cucina; II) perché la colazione, compatibilmente cogli orari scolastici, sia fatta in comune, lasciando per quelli che si trovassero legittimamente impediti, un lasso di tempo di un’ora e mezzo, per far colazione da soli in refettorio.

L’abitudine della prima colazione del mattino, per noi normale e acquisita, non lo era poco più di un secolo fa, quando si attua questa riforma nell’erogazione dei pasti, che ne regolamenta gli orari in funzione sia di una maggiore efficienza organizzativa, sia di una migliore resa didattica. Le preoccupazioni e proposte del Rettore vengono supportate da un consulto tecnico-scientifico con il medico del Collegio, Severo Flarer, che il 19 ottobre fornisce il proprio parere circostanziato sull’utilità di una diversa organizzazione temporale nel regime alimentare degli alunni:

[…] in relazione al colloquio con lei avuto al riguardo del mutamento che lei intende di portare all’ora e alla modalità della refezione degli alunni di codesto Almo Collegio Borromeo, mi pregio, come è mio dovere di farle conoscere la mia opinione per iscritto […] Ella ha intenzione di fissareprot-patr-b-18-d l’ora per la colazione degli alunni al mezzogiorno, dando agli stessi una refezione alle sette e mezzo di ogni mattina, composta di caffè e latte con pane e protraendo alle ore diciotto e mezza il pranzo. Non essendo di mia spettanza il giudizio sui vantaggi disciplinari del mutamento da lei proposto, limiterò il mio parere al lato igienico della quistione pure osservando però che il sistema antecedentemente vigente, per cui gli alunni per la notevole diversità delle opere delle lezioni antimeridiane delle varie facoltà, erano costretti a far colazione in ore e in modi diversi, se veniva a creare qualche inconveniente dal lato disciplinare, era certamente in opposizione alle leggi della igiene dietetica e della fisiologia, le quali insegnano che la regolarità nell’ora e nel modo di prendere i pasti è di non dubbio vantaggio alla digestione ed alla assimilazione.prot-patr-b-18-fL’ora adunque del mezzogiorno, posto che in tale ora (come credo) non vi sono lezioni universitarie, parmi ottenga il vantaggio igienico di regolarizzare l’ora e la modalità della colazione. D’altra parte la refezione mattutina di caffelatte e pane viene a rimediare all’inconveniente del ritardo della colazione stessa, per individui giovani bisognosi di cibo mattutino e per la qualità e quantità sua, e pel fatto che il maggior numero delle lezioni ha luogo nelle ore antimeridiane, riesce vantaggiosa dal lato della igiene psichica, trovandosi le facoltà della percezione e dell’attenzione meglio atte a normalmente funzionare nelle ore antimeridiane e dopo un pasto leggero. Parmi adunque che il mutamento ch’ella intende di introdurre col nuovo anno scolastico sia perfettamente rispondente alle buone regole della igiene e per conto mio non posso che pienamente approvarlo.

Il piano dietetico giornaliero risulta strutturato grosso modo come oggi su tre pasti principali, opportunamente separati tra loro: la «refezione» del mattino, la «colazione» di mezzogiorno e il «pranzo» serale.
Le ragioni a monte del provvedimento e i conseguenti vantaggi sono duplici e interconnessi tra loro: da un lato, individuali, di natura igienico-sanitaria, a favore di un migliore rapporto tra assunzione calorica durante i pasti e attività di studio e frequenza ai corsi universitari; dall’altro, collettive, allo scopo di disciplinare l’accesso ai pasti da parte degli alunni, passando da forme disordinate di “autogestione” singola a una regolamentazione comunitaria del servizio di mensa, aggiornato ai tempi. Come risulta con chiarezza dalla lettera del 20 ottobre al conte Emilio Borromeo, in cui Maiocchi illustra i cambiamenti (con implicazioni relative anche al personale e alla gestione degli ambienti) e ne richiede l’autorizzazione:

prot-patr-b-18-hIl sottoscritto, a togliere gli inconvenienti che si verificherebbero qualora agli alunni del collegio fosse, come sin qui, permesso di disporre individualmente, dalle ore 19 alle 13, del refettorio, delle sale terrene, della cucina, ecc., recandovisi a piacimento per disporre della loro colazione, domanda all’Ill.mo Sig. Conte Patrono che lo autorizzi a fissare la colazione per tutti in quella ora in cui tacciono le scuole della università, e cioè dalle 12 alle 13. Rendendosi, per questo cambiamento, necessario anche il provvedere gli alunni di un piccolo ristoro nelle prima ore del mattino, si chiede pure allo stesso Ill.mo Sig. Conte Patrono sprot-patr-b-18-ii degni autorizzare lo scrivente per la distribuzione quotidiana, dalle 8 alle 8½ del mattino, di una tazza di caffè e latte con pane per ciascun alunno; disposizione questa che, oltre al togliere i sovraccennati inconvenienti disciplinari, concorrerebbe a far sì che gli alunni si trovassero pronti per recarsi tutti alle lezioni mattutine; senza accennare a quelle ragioni igieniche che il signor medico curante del collegio espone nella qui allegata sua relazione. Siccome poi il servizio della colazione verrebbe affidato ai camerieri ordinari degli alunni, e tolto al secondo portiere che sin qui lo disimpegnò e verrebbe perciò a mancare al detto portiere quel sussidio che a lui proveniva dagli avanzi della colazione, così si chiederebbe pure all’Ill.mo Sig. Conte Patrono l’autorizzazione a portare, per un certo compenso, l’assegno mensile del detto portiere, ora di lire 70, a lire 75.

Sempre nel mese di ottobre – deputato alla piena ripresa delle attività della “macchina” del Collegio, con l’ingresso degli alunni vecchi e nuovi -, ma questa volta quasi 400 anni fa, si dovette provvedere a riattivare un altro servizio allora fondamentale, specialmente se si tiene conto che all’epoca la vita della comunità di alunni era sostanzialmente confinata entro le mura del palazzo (a eccezione della frequenza ai corsi universitari). A causa dell’epidemia di peste (quella di manzoniana memoria), è venuto a mancare il barbiere. A farlo presente al Patrono (Carlo Borromeo, padre dell’ancora minorenne Giberto, succeduto al da poco defunto cardinal Federico) è il Rettore Giovan Pietro Greggio, in una lunga lettera del 21 ottobre 1631, in cui i numerosi e vari argomenti sono letteralmente enumerati in un elenco. Dopo il punto 16 si legge:

patr-rett-corrisp-b-4-dIl Collegio si trova senza barbiero, qual morse l’anno passato di contagione, et vicino al Collegio ve ne sono tre, ma tutti tre hanno qualche diffetto, uno è gobbo, et per questo non è buono, perché sarebbe il trastullo de scolari; l’altro nella prossima contagione ha sempre servito al Lazaretto commune, et l’altro è un poco piccolo, sebene per tosare, et solazzare sarà buono; gl’altri puoi sono troppo lontani dal Collegio per i bisogni, quali possono occorrere. Io gli dava di salario dodeci scudi, ma adesso non so se si puotrà havere con quel salario.

Tutte osservazioni pragmatiche, che devono tenere conto tanto della disciplina interna quanto dei timori sanitari legati al diffondersi della peste, dell’efficienza dei “candidati” al posto e della necessità di un aggiornamento dei costi.
mx-m565n_20160728_145943_009La risposta del Patrono (al punto 12 della missiva del 25 ottobre) è anch’essa pragmaticamente lapidaria: «Per barbiere del Collegio pigliarà quello di tre che è più a proposito».

sito tematico della Biblioteca



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È l’8 ottobre 1905 quando Rodolfo Maiocchi, a pochi giorni dal suo insediamento quale nuovo Rettore, comunica al Patrono alcune sue impressioni iniziali relative a vari argomenti che andranno sotto la sua gestione: dallo stato generale della struttura (compresi gli affreschi del Salone) e dei possedimenti agricoli, ai primi rapporti col personale, al Regolamento da aggiornare e altre questioni pratiche, come la «riforma decente», concordata con l’ingegnere del Collegio, «dei luoghi comuni per gli studenti, che erano in uno stato assolutamente intollerabile […] misura imposta dall’igiene e dalla decenza».
Un tema che emerge in particolare nel post scriptum, proprio a partire dall’attenta lettura del Regolamento allora vigente, è l’aver trovato «consacrato il principio della colazione privata, ciò che è una cosa ch’io vorrei sopprimere», puntualizza il Rettore, per due motivi:

m5-cI) proibire che gli alunni abbiano libero e frequente accesso alla cucina; II) perché la colazione, compatibilmente cogli orari scolastici, sia fatta in comune, lasciando per quelli che si trovassero legittimamente impediti, un lasso di tempo di un’ora e mezzo, per far colazione da soli in refettorio.

L’abitudine della prima colazione del mattino, per noi normale e acquisita, non lo era poco più di un secolo fa, quando si attua questa riforma nell’erogazione dei pasti, che ne regolamenta gli orari in funzione sia di una maggiore efficienza organizzativa, sia di una migliore resa didattica. Le preoccupazioni e proposte del Rettore vengono supportate da un consulto tecnico-scientifico con il medico del Collegio, Severo Flarer, che il 19 ottobre fornisce il proprio parere circostanziato sull’utilità di una diversa organizzazione temporale nel regime alimentare degli alunni:

[…] in relazione al colloquio con lei avuto al riguardo del mutamento che lei intende di portare all’ora e alla modalità della refezione degli alunni di codesto Almo Collegio Borromeo, mi pregio, come è mio dovere di farle conoscere la mia opinione per iscritto […] Ella ha intenzione di fissareprot-patr-b-18-d l’ora per la colazione degli alunni al mezzogiorno, dando agli stessi una refezione alle sette e mezzo di ogni mattina, composta di caffè e latte con pane e protraendo alle ore diciotto e mezza il pranzo. Non essendo di mia spettanza il giudizio sui vantaggi disciplinari del mutamento da lei proposto, limiterò il mio parere al lato igienico della quistione pure osservando però che il sistema antecedentemente vigente, per cui gli alunni per la notevole diversità delle opere delle lezioni antimeridiane delle varie facoltà, erano costretti a far colazione in ore e in modi diversi, se veniva a creare qualche inconveniente dal lato disciplinare, era certamente in opposizione alle leggi della igiene dietetica e della fisiologia, le quali insegnano che la regolarità nell’ora e nel modo di prendere i pasti è di non dubbio vantaggio alla digestione ed alla assimilazione.prot-patr-b-18-fL’ora adunque del mezzogiorno, posto che in tale ora (come credo) non vi sono lezioni universitarie, parmi ottenga il vantaggio igienico di regolarizzare l’ora e la modalità della colazione. D’altra parte la refezione mattutina di caffelatte e pane viene a rimediare all’inconveniente del ritardo della colazione stessa, per individui giovani bisognosi di cibo mattutino e per la qualità e quantità sua, e pel fatto che il maggior numero delle lezioni ha luogo nelle ore antimeridiane, riesce vantaggiosa dal lato della igiene psichica, trovandosi le facoltà della percezione e dell’attenzione meglio atte a normalmente funzionare nelle ore antimeridiane e dopo un pasto leggero. Parmi adunque che il mutamento ch’ella intende di introdurre col nuovo anno scolastico sia perfettamente rispondente alle buone regole della igiene e per conto mio non posso che pienamente approvarlo.

Il piano dietetico giornaliero risulta strutturato grosso modo come oggi su tre pasti principali, opportunamente separati tra loro: la «refezione» del mattino, la «colazione» di mezzogiorno e il «pranzo» serale.
Le ragioni a monte del provvedimento e i conseguenti vantaggi sono duplici e interconnessi tra loro: da un lato, individuali, di natura igienico-sanitaria, a favore di un migliore rapporto tra assunzione calorica durante i pasti e attività di studio e frequenza ai corsi universitari; dall’altro, collettive, allo scopo di disciplinare l’accesso ai pasti da parte degli alunni, passando da forme disordinate di “autogestione” singola a una regolamentazione comunitaria del servizio di mensa, aggiornato ai tempi. Come risulta con chiarezza dalla lettera del 20 ottobre al conte Emilio Borromeo, in cui Maiocchi illustra i cambiamenti (con implicazioni relative anche al personale e alla gestione degli ambienti) e ne richiede l’autorizzazione:

prot-patr-b-18-hIl sottoscritto, a togliere gli inconvenienti che si verificherebbero qualora agli alunni del collegio fosse, come sin qui, permesso di disporre individualmente, dalle ore 19 alle 13, del refettorio, delle sale terrene, della cucina, ecc., recandovisi a piacimento per disporre della loro colazione, domanda all’Ill.mo Sig. Conte Patrono che lo autorizzi a fissare la colazione per tutti in quella ora in cui tacciono le scuole della università, e cioè dalle 12 alle 13. Rendendosi, per questo cambiamento, necessario anche il provvedere gli alunni di un piccolo ristoro nelle prima ore del mattino, si chiede pure allo stesso Ill.mo Sig. Conte Patrono sprot-patr-b-18-ii degni autorizzare lo scrivente per la distribuzione quotidiana, dalle 8 alle 8½ del mattino, di una tazza di caffè e latte con pane per ciascun alunno; disposizione questa che, oltre al togliere i sovraccennati inconvenienti disciplinari, concorrerebbe a far sì che gli alunni si trovassero pronti per recarsi tutti alle lezioni mattutine; senza accennare a quelle ragioni igieniche che il signor medico curante del collegio espone nella qui allegata sua relazione. Siccome poi il servizio della colazione verrebbe affidato ai camerieri ordinari degli alunni, e tolto al secondo portiere che sin qui lo disimpegnò e verrebbe perciò a mancare al detto portiere quel sussidio che a lui proveniva dagli avanzi della colazione, così si chiederebbe pure all’Ill.mo Sig. Conte Patrono l’autorizzazione a portare, per un certo compenso, l’assegno mensile del detto portiere, ora di lire 70, a lire 75.

Sempre nel mese di ottobre – deputato alla piena ripresa delle attività della “macchina” del Collegio, con l’ingresso degli alunni vecchi e nuovi -, ma questa volta quasi 400 anni fa, si dovette provvedere a riattivare un altro servizio allora fondamentale, specialmente se si tiene conto che all’epoca la vita della comunità di alunni era sostanzialmente confinata entro le mura del palazzo (a eccezione della frequenza ai corsi universitari). A causa dell’epidemia di peste (quella di manzoniana memoria), è venuto a mancare il barbiere. A farlo presente al Patrono (Carlo Borromeo, padre dell’ancora minorenne Giberto, succeduto al da poco defunto cardinal Federico) è il Rettore Giovan Pietro Greggio, in una lunga lettera del 21 ottobre 1631, in cui i numerosi e vari argomenti sono letteralmente enumerati in un elenco. Dopo il punto 16 si legge:

patr-rett-corrisp-b-4-dIl Collegio si trova senza barbiero, qual morse l’anno passato di contagione, et vicino al Collegio ve ne sono tre, ma tutti tre hanno qualche diffetto, uno è gobbo, et per questo non è buono, perché sarebbe il trastullo de scolari; l’altro nella prossima contagione ha sempre servito al Lazaretto commune, et l’altro è un poco piccolo, sebene per tosare, et solazzare sarà buono; gl’altri puoi sono troppo lontani dal Collegio per i bisogni, quali possono occorrere. Io gli dava di salario dodeci scudi, ma adesso non so se si puotrà havere con quel salario.

Tutte osservazioni pragmatiche, che devono tenere conto tanto della disciplina interna quanto dei timori sanitari legati al diffondersi della peste, dell’efficienza dei “candidati” al posto e della necessità di un aggiornamento dei costi.
mx-m565n_20160728_145943_009La risposta del Patrono (al punto 12 della missiva del 25 ottobre) è anch’essa pragmaticamente lapidaria: «Per barbiere del Collegio pigliarà quello di tre che è più a proposito».

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